Dormo qualche ora più del solito. Sveglia alle 9.30. Faccio colazione e inizio a pensare alla giornata che ci attende. Alle 13.00 arriva Pippo Civati in aeroporto. La macchina la mette a disposizione Emanuele, i posti sono occupati da me, Laura e, per l’appunto, Pippo. Nel parcheggio dell’aeroporto, prima di salire in auto, ci ferma una persona che dice di abitare a Paternò: “ma tu sei Pippo Civati!” e rivolgendosi a me: “Festa, non mi riconosci? Sono un tuo elettore“. No che non l’avevo riconosciuto ma l’affetto gratuito e caloroso ci spiazza, tanto da far dire a Pippo: “se iniziamo così abbiamo già vinto“.
Ci dirigiamo verso lo stabilimento della ST. Alla 14 siamo sul posto. Emanuele riconosce un amico e parliamo qualche minuto con lui, dice di votarci e ci offre dei grissini che accettiamo volentieri. Poi tante persone, tanti sorrisi, tante pacche sulle spalle ma anche tanta, troppa indifferenza. In un primo momento sembra un muro invalicabile (qualcuno è anche sgarbato) ma poi basta poco, una battuta di Emanuele o una risposta franca di Pippo per far crollare quella barriera che divide la politica dal mondo reale. Allora dovremmo ripartire da queste esperienze umane, prima ancora che politiche, per capire che bisognerebbe tornare all’ascolto, semplice e genuino, alla presenza fisica (non solo social) e al coraggio di affrontare la realtà così com’è, nuda e cruda, rischiando di prendere qualche insulto in più pur di rubare mattoncini da quel terribile muro divisorio, quello della rassegnazione.
Dopo aver pranzato si parte per Scordia. Il navigatore ci fa percorrere la strada di Vaccarizzo e così ci troviamo a costeggiare la discarica di Lentini, in tutta la sua desolante bruttezza. In auto ci si confronta su come sia assurdo che la Sicilia, fanalino di coda per raccolta differenziata (solo il 15%), possa ancora pensare di seppellire rifiuti come se non ci fosse un domani (e quel domani porterebbe il nome dei nostri figli). A Scordia prendiamo un caffè, Pippo divide un cannolo alla ricotta con Laura, mentre un signore, riconoscendo Civati, si lamenta di come sia divenuta dura la vita nei campi, tra mano d’opera a bassissimo costo e politiche dei grandi latifondi (e qui l’UE non è che sia di grande aiuto). A Scordia, al centro di aggregazione giovanile, presentiamo la nostra candidatura con Pippo Centamore e Nuccio Valenti. Parliamo di lotta, di valori perduti e valori da conquistare, di unità a sinistra, degli incubi peggiori e dei sogni migliori per la nostra terra. Tra i presenti incrocio lo sguardo di tanti compagni di lotta, prima dentro il Pd, poi fuori. Non posso che sentirmi a casa.
A Catania ci aspettavano già da qualche minuto. Tante persone. La serata va benissimo, come testimoniano le foto. Parliamo delle cose che ci siamo dette in queste settimane di campagna elettorale. Dell’importanza del messaggio politico che ne deriverebbe dalla nostra elezione. Tutte le volte che, in direzione contraria, assumevamo delle posizioni politiche forti ci veniva sentenziato, dalle grandi menti Pd, che ci stavamo “bruciando“. Per tutte le volte che me l’hanno detto avrei dovuto avere il corpo pieno di ustioni. Invece siamo qui, fieri della nostra storia e del nostro percorso. Pronto a farlo divenire patrimonio politico, esempio di ribellione contro una classe dirigente troppo impegnata a guardare il proprio personalissimo destino. La vittoria del 5 novembre rappresenterebbe un momento di riscatto, per tutti quelli che lottano, per tutti quelli che prendono le batoste ma nonostante tutto restano lì, dalla stessa parte, quella degli ultimi. Per costruire giorni migliori, con Pippo, Emanuele, Santo, Laura, Domenico, Anna, Massimo, Nuccio, Maria e tutte le bellissime persone, donne e uomini liberi, che stanno rendendo migliore questa umanissima campagna elettorale.