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E se tutto è un sogno, continuiamo a sognare.

Ci siamo ubriacati di umanità e l’abbiamo fatto con consapevolezza. Abbiamo percorso tantissimi chilometri, accompagnati da donne e uomini liberi. In meno di quaranta giorni abbiamo raccolto 2355 voti, senza promettere nulla se non impegno e coerenza, sulla base di quei valori di cui siamo portatori sani. Abbiamo sofferto per quel seggio non assegnato a Catania che ci avrebbe consentito di costruire giorni migliori in Assemblea Regionale. Qualcuno ha pianto per questo, perché la politica è anche lacrime. Io ho sorriso perché fino a quaranta giorni fa non avrei mai potuto immaginare di poter vivere un’esperienza come questa. E credetemi, mi spiace più per le persone che mi stanno vicino che per il mio destino politico.

Adesso che fare? Pensavate fosse così facile costruire giorni migliori? Di certo non bisogna rassegnarsi, non lasciarsi travolgere dallo sconforto. Bisogna rilanciare, tramutando questo enorme risultato in qualcosa di più di un semplice numero a quattro cifre. Continueremo, così come abbiamo detto, a costruire nei territori, contro chi ha utilizzato la politica come un’accetta, per dividere le istituzioni dai cittadini, con arroganza, supponenza e sfrontataggine. Dobbiamo insistere, per fare emergere le competenze, la coerenza e la politica più bella, dispersa nei meandri della rassegnazione (e spesso dell’astensionismo); per consentire a chi farebbe amare la politica di ricoprire quelle cariche istituzionali che ci consentirebbero di costruire realmente dei giorni migliori per il nostro paese. E se tutto vi sembra un sogno non preoccupatevi. Continuate a sognare. E’ questa la strada.

Per questo, contro ogni scaramanzia, ci vediamo venerdì 17 novembre alle ore 18:30 presso l’Ostello degli Elefanti in via Etnea 28 (Catania). A breve pubblicheremo la locandina dell’evento con maggiori dettagli. 

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#storieribelli con Pippo Civati e gli affezionatissimi

Dormo qualche ora più del solito. Sveglia alle 9.30. Faccio colazione e inizio a pensare alla giornata che ci attende. Alle 13.00 arriva Pippo Civati in aeroporto. La macchina la mette a disposizione Emanuele, i posti sono occupati da me, Laura e, per l’appunto, Pippo. Nel parcheggio dell’aeroporto, prima di salire in auto, ci ferma una persona che dice di abitare a Paternò: “ma tu sei Pippo Civati!” e rivolgendosi a me: “Festa, non mi riconosci? Sono un tuo elettore“. No che non l’avevo riconosciuto ma l’affetto gratuito e caloroso ci spiazza, tanto da far dire a Pippo: “se iniziamo così abbiamo già vinto“.

Ci dirigiamo verso lo stabilimento della ST. Alla 14 siamo sul posto. Emanuele riconosce un amico e parliamo qualche minuto con lui, dice di votarci e ci offre dei grissini che accettiamo volentieri. Poi tante persone, tanti sorrisi, tante pacche sulle spalle ma anche tanta, troppa indifferenza. In un primo momento sembra un muro invalicabile (qualcuno è anche sgarbato) ma poi basta poco, una battuta di Emanuele o una risposta franca di Pippo per far crollare quella barriera che divide la politica dal mondo reale. Allora dovremmo ripartire da queste esperienze umane, prima ancora che politiche, per capire che bisognerebbe tornare all’ascolto, semplice e genuino, alla presenza fisica (non solo social) e al coraggio di affrontare la realtà così com’è, nuda e cruda, rischiando di prendere qualche insulto in più pur di rubare mattoncini da quel terribile muro divisorio, quello della rassegnazione.

Dopo aver pranzato si parte per Scordia. Il navigatore ci fa percorrere la strada di Vaccarizzo e così ci troviamo a costeggiare la discarica di Lentini, in tutta la sua desolante bruttezza. In auto ci si confronta su come sia assurdo che la Sicilia, fanalino di coda per raccolta differenziata (solo il 15%), possa ancora pensare di seppellire rifiuti come se non ci fosse un domani (e quel domani porterebbe il nome dei nostri figli). A Scordia prendiamo un caffè, Pippo divide un cannolo alla ricotta con Laura, mentre un signore, riconoscendo Civati, si lamenta di come sia divenuta dura la vita nei campi, tra mano d’opera a bassissimo costo e politiche dei grandi latifondi (e qui l’UE non è che sia di grande aiuto). A Scordia, al centro di aggregazione giovanile, presentiamo la nostra candidatura con Pippo Centamore e Nuccio Valenti. Parliamo di lotta, di valori perduti e valori da conquistare, di unità a sinistra, degli incubi peggiori e dei sogni migliori per la nostra terra. Tra i presenti incrocio lo sguardo di tanti compagni di lotta, prima dentro il Pd, poi fuori. Non posso che sentirmi a casa.

A Catania ci aspettavano già da qualche minuto. Tante persone. La serata va benissimo, come testimoniano le foto. Parliamo delle cose che ci siamo dette in queste settimane di campagna elettorale. Dell’importanza del messaggio politico che ne deriverebbe dalla nostra elezione. Tutte le volte che, in direzione contraria, assumevamo delle posizioni politiche forti ci veniva sentenziato, dalle grandi menti Pd, che ci stavamo “bruciando“. Per tutte le volte che me l’hanno detto avrei dovuto avere il corpo pieno di ustioni. Invece siamo qui, fieri della nostra storia e del nostro percorso. Pronto a farlo divenire patrimonio politico, esempio di ribellione contro una classe dirigente troppo impegnata a guardare il proprio personalissimo destino. La vittoria del 5 novembre rappresenterebbe un momento di riscatto, per tutti quelli che lottano, per tutti quelli che prendono le batoste ma nonostante tutto restano lì, dalla stessa parte, quella degli ultimi. Per costruire giorni migliori, con Pippo, Emanuele, Santo, Laura, Domenico, Anna, Massimo, Nuccio, Maria e tutte le bellissime persone, donne e uomini liberi, che stanno rendendo migliore questa umanissima campagna elettorale.

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#storieribelli e cannabis terapeutica

Abbiamo preso un caffè con Giuseppe Brancatelli, presidente dell’Associazione BisTer Cannabis Terapeutica Catania. Un grande uomo che da parecchi anni cura i propri genitori somministrando loro dell’olio d’oliva alla cannabis. Proprio così. E da quando Giuseppe prepara loro questo olio è stata sospesa la somministrazione di tutti gli altri farmaci assunti fino a quel momento. Una vera e propria disobbedienza civile per informare le istituzioni sulle proprietà terapeutiche della cannabis.

Intanto in parlamento è stata approvato un testo di legge in versione ridotta con una norma minima sulla cannabis ad uso medico e senza la possibilità di coltivare piante nemmeno a fini terapeutici.

In Sicilia la giunta regionale, così come è documentato sul sito dell’associazione Luca Coscioni, ha emanato il 26 marzo 2014 la delibera n.83: “Erogazione dei medicinali e dei preparati galenici magistrali a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche”. Secondo tale provvedimento qualora l’inizio del trattamento avvenga in una struttura ospedaliera o ad essa assimilabile, i medicinali cannabinoidi sono acquistati dalla farmacia della struttura e posti a carico della stessa. Il paziente può proseguire il trattamento in ambito domiciliare sulla base della prescrizione dello specialista ospedaliero che lo ha in cura; in tal caso la fornitura del medicinale è assicurata dalla stessa struttura sul cui bilancio graverà la relativa spesa. La delibera prevede, inoltre, l’onere di pubblicare periodicamente sul sito istituzionale dell’Assessorato alla Salute i dati relativi al numero di pazienti trattati ed alla spesa. La Giunta Regionale si sarebbe impegnata anche a favorire la diffusione della conoscenza delle evidenze scientifiche più aggiornate sull’efficacia e sicurezza dei trattamenti con medicinali cannabinoidi, anche attraverso una specifica informazione ai medici e ai farmacisti. Infine, sempre la Giunta siciliana si sarebbe impegnata a valutare la possibilità di contenimento dei costi attivando convenzioni o specifici progetti pilota con centri e istituti nazionali autorizzati, ai sensi della normativa statale, alla produzione o alla preparazione dei medicinali cannabinoidi.

Chiaramente, ad oggi, più un impegno sulla carta che un sostegno sostanziale. Infatti il farmaco, tranne in alcuni specifici casi, è a totale carico del malato e di difficile reperimento, dal momento che il tariffario nazionale impone un prezzo di 9 euro per grammo. Un prezzo troppo basso per starci dentro visto che la cannabis viene acquistata dalle farmacie al prezzo di 8,39 euro dal Dipartimento chimico militare. Un margine di guadagno ridicolo, considerando che a quel prezzo bisognerebbe aggiungere le ore di lavorazione del prodotto.

Anche lottare per la cannabis terapeutica significa stare dalla parte degli ultimi. Dalla parte dei sofferenti e degli ammalati, che chiedono solo di potersi curare ( .. non di guarire!) da malattie invalidanti neurodegenerative, tumori, alzheimer, sclerosi multipla, sla, epilessia, fibrosi mialgica, per tornare a vivere avendo il controllo del proprio corpo e senza immunodepressori a vita. Lo faremo alla Regione per fare in modo che i preparati galenici (e non solo) a base di cannabis siano a carico del sistema sanitario regionale.

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#storieribelli. No inceneritore a Biancavilla

Siamo stati a Biancavilla, insieme a Claudio Fava, per ascoltare il comitato no inceneritore di Biancavilla. Uno scellerato progetto per la realizzazione di un inceneritore e di un impianto di trattamento dei rifiuti in contrada “Trigona-Piano Rinazze” a sud del centro abitato di Biancavilla. Un progetto in zona agricola, con vincolo idrogeologico, a poche centinaia di metri dagli agrumeti, dagli uliveti e dai terreni destinati a coltura, dove nascono e crescono diversi prodotti DOP e IGP, eccellenze siciliane. Un progetto che devasterebbe il territorio, nell’ottica bacata che vede il rifiuto come un prodotto da abbancare in discarica o da bruciare nei forni di grandi impianti industriali. Abbiamo portato la nostra esperienza in materia, facendo notare che il piano regionale dei rifiuti, nonostante sia da rifare, non ammette la presenza sul nostro territorio di impianti di questo genere. Un progetto già denunciato dal Presidio Partecipativo del Patto del Fiume Simeto a giugno di quest’anno, dopo l’analogo progetto contestato a Motta S.Anastasia il 14/01/2017, combattuto e vinto. Bisogna allora partire, come in tutto, dalla sensibilizzazione delle comunità investire da questo progetto, organizzando assemblee cittadine e costringendo la politica, che spesso tace con complicità, a stare sulla posizione delle richieste popolari. Le storie del nostro territorio viste da vicino hanno sempre dei protagonisti ribelli, pronti a contrastare il potente di turno, anche a costo di apparire antipatici. Oggi ho avuto l’onore di conoscerne alcuni.

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La #scuolaribelle e una legge sul diritto allo studio

La scuola, organo centrale della democrazia, perché serve a risolvere quello che secondo noi è il problema centrale della democrazia: la formazione della classe dirigente. La formazione della classe dirigente, non solo nel senso di classe politica […] ma anche classe dirigente nel senso culturale e tecnico: coloro che sono a capo delle officine e delle aziende, che insegnano, che scrivono, artisti, professionisti, poeti“.

Sono passati 67 anni da questa riflessione di Piero Calamandrei e oggi la sensazione di vivere a un passo dal baratro è più forte che negli anni successivi alle due Guerre. Quello a cui assistiamo è un impoverimento delle generazioni immediatamente future che non lascia scampo, a meno di non intervenire con prontezza. Nel silenzio più assordante, lo sottolinea anche il dossier messo a disposizione dalla Cgil durante l’incontro “Istruzione e Mezzogiorno” tenuto ieri a Palermo.

Secondo l’analisi del sindacato, in Sicilia il 24,8 per cento dei bambini e delle bambine non va a scuola, il tempo pieno è attivo nell’8 per cento delle scuole elementari e l’80 per cento degli alunni non ha a disposizione mensa scolastica. Sono dati che fanno il paio con quelli relativi ad abbandoni scolastici e studi universitari. Nella nostra Regione il 23,5 per cento dei giovani fra i 18 e i 24 anni ha abbandonato la scuola prima del diploma.

Non va meglio nelle università: possiede una laurea o un titolo superiore meno di una persona su cinque. Sfogliando altre statistiche, la Sicilia spicca anche per quanto riguarda i Neet, i ragazzi e le ragazze che non studiano, non si formano né cercano lavoro. Siamo infatti tra le prime regioni in tutta Europa per l’elevato tasso di giovani che non hanno accesso a nessuna formazione e nemmeno al mondo dell’occupazione.

Siamo davanti all’avanzare di generazioni sempre più impoverite culturalmente e senza strumenti per affrontare il mercato del lavoro. Senza un adeguato sostegno al mondo dell’istruzione, il rischio è di cadere in una spirale incontrollabile che si consumerà sulla pelle di migliaia di ragazzi e ragazze.

Il quadro complessivo è dunque di estrema gravità. Ma non devono essere il pessimismo né lo sconforto a prevalere, ce lo insegna lo stesso Piero Calamandrei che esorta a credere in quel miracolo che è la conoscenza: “Non disperiamo dell’avvenire. Siamo fedeli alla Resistenza. Bisogna, amici, continuare a difendere nelle scuole la Resistenza e la continuità della coscienza morale“. Ma potrebbe insegnarlo anche il nostro percorso. Una legge regionale per il diritto allo studio è sicuramente tra le priorità del nostro progetto. Una legge che valorizzi la centralità del sistema pubblico e garantisca misure adeguate (specie per la fasce più deboli). Che contrasti la dispersione e l’abbandono scolastico nei quartieri dove il fantasma della criminalità organizzata è sempre in agguato. Che sblocchi i fondi sull’edilizia scolastica per la costruzione di nuove scuole e la messa in sicurezza di quelle in pericolo. Che articoli meglio, con grande attenzione ai meno abbienti, la tassa regionale per il diritto allo studio universitario, destinando il gettito in borse di studio e miglioramenti di residenze e mense universitarie Insomma, cose mai fatte prima. E le statistiche, purtroppo, lo confermano.

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Siamo #storieribelli

“Solo sognando e restando fedeli ai sogni riusciremo a essere migliori, e se noi saremo migliori, sarà migliore il mondo”.

Proprio ieri mi trovavo in una libreria di un centro commerciale e sfogliavo libri a casaccio con la testa proiettata da un’altra parte. Poi a un tratto, sotto la brutta copertina di un autore a me sconosciuto, vedo un libro di Sepulveda dal titolo “Storie Ribelli”. Lo sfoglio e ne leggo qualche  pagina. Più che un libro mi appare come un messaggio dentro una bottiglia.

In ogni comune, in ogni territorio, in ogni momento storico esistono almeno due costanti. La prima, più evidente, è la presenza di profonde ingiustizie sociali, spesso derivanti dall’operato del potente di turno. La seconda, meno evidente, è la presenza di uomini e donne che non accettano lo stato delle cose, che non si inchinano alla prevaricazione del potere e lo combattono con tutti i mezzi (leciti) possibili. Queste persone non hanno mai avuto voce, lavorano in silenzio, nella loro apparente inutilità, cambiando invece il mondo, lentamente, con il messaggio della propria vita, con la coraggiosa e coerente testimonianza. Sono spesso invisibili ma non si esagera quando si sostiene che l’umanità è in debito con loro (così come ci spiega magistralmente Christopher Hitchens). Noi, in questa breve campagna elettorale, abbiamo l’ambizione di consocere, ascoltare e rappresentare questi invisibili. Con la consapevolezza di provenire dalla loro stessa battaglia, dalla loro stessa lotta. Da una #storiaribelle.

Contattateci, dunque, perché questa è l’occasione migliore per fare rete. Racconteremo di voi, lasciando una traccia della vostra storia ribelle. Dopo il 5 novembre porteremo all’Ars le tante ingiustizie del territorio e vi renderemo protagonisti, forse per la prima volta, di un metodo. Un metodo per rappresentare, affrontare e risolvere i problemi che ci affliggono, grandi o piccoli che siano. E per dare un lieto fine ad ogni storia ribelle. 

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