Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur

A Palermo si continua a discutere. Le conferenze dei servizi si susseguono ormai da anni, nel frattempo nel nostro territorio continuano a scaricare camion di rifiuti, sempre di più, con maggiore frequenza, infischiandosene delle irregolarità accertate dalla magistratura, dal percolato nei torrenti alle autorizzazioni ottenute corrompendo funzionari pubblici. Ed è triste constatare come, ancora una volta, mentre a Palermo si discute, Motta e Misterbianco vengono espugnate da più di 1000 tonnellate di rifiuti al giorno. Eppure avevamo festeggiato, avevamo cantato vittoria (evidentemente troppo presto), e avevamo creduto agli atti emanati dalla regione siciliana. Ricorderete tutti; entro il 31 agosto l’Oikos avrebbe dovuto presentare un progetto per la chiusura del sito. Cosa che puntualmente ha fatto. E lunedì in conferenza dei servizi si è discusso proprio di quel progetto che prevede la chiusura della discarica ma con una soluzione tragicomica: “chiudiamola riempiendola di rifiuti, di migliaia di tonnellate di rifiuti provenienti da tutta la Sicilia orientale“. Al momento è questa l’unica soluzione discussa al tavolo palermitano, la soluzione proposta dall’Oikos che, come sappiamo, ha come unico interesse quello di far crescere i propri profitti, continuando a monetizzare i miliardi di sacchi neri di cui è ormai composto il nostro sottosuolo. Tutto questo a fronte di diverse variabili: il ricorso al Tar dell’Oikos contro il decreto di chiusura che potrebbe ribaltare la situazione attuale, l’emergenza rifiuti in nome della quale si è spesso agito contro legge e, non meno importante, un’assenza totale di programmazione futura (dov’è finito il piano regionale dei rifiuti?). Sono questi solo alcuni degli elementi che ci spingono a non mollare la presa, a scendere nuovamente in piazza per far sentire la nostra voce. Che non è la voce dei burocrati palermitani, abili giocolieri di balle, ma è la voce di due comunità che preferiscono lottare, rischiando molto, piuttosto che vedere espugnata dal malaffare la città nella quale hanno deciso di vivere e far vivere i propri figli. La città che tutti dovrebbero difendere, senza bandiere e colori. La città che brucia, come Sagunto, mentre c’è chi si sfrega le mani calcolando le royalties da spendere in piante, fuochi d’artificio e champagne. Brindando alla lunga vita (della discarica naturalmente).

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