Dovrebbero votare i bambini

Nelle precedenti campagne elettorali ho riscosso grande simpatia da parte dei bambini e, idealmente, ho sempre voluto pensare che se avessero votato anche loro le elezioni sarebbero andate diversamente. Oggi con una bimba in casa la mia visione della politica è rivolta proprio alla sua generazione; quella che, non potendo votare, subisce le scelte dei più grandi. La politica dovrebbe osservare con gli occhi dei nostri figli, osservare il mondo in cui vivono e pensare al mondo che vorremmo che vivessero. Oggi il paese non offre nulla (o quasi) per i più piccoli e bisogna spostarsi nei paesi limitrofi per far assaporare loro un minimo di benessere. Eppure l’attuale amministrazione ha avuto dieci anni per fare qualcosa. Per questo stavolta occorrerebbe fare un gioco: provare a far votare i nostri figli attraverso noi, chiedendogli se sono contenti del paese in cui vivono o se vorrebbero di più. Tra l’altro, che paradosso, si vota materialmente nella loro scuola. Il giorno delle elezioni osserveremo le loro classi, guarderemo i loro disegnini appesi ai muri e i luoghi del loro quotidiano. Pensiamoli prima di votare. E io, continuando a giocare, spero di essere eletto con i voti di tanti bambini perché a loro voglio rispondere delle mie azioni politiche. E da loro, tra qualche anno, sarò giudicato.

Strada liberamente ispirata a Motta
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