Fuck the polis

A furia di ridurre la politica a scontri tra tifoserie e a palcoscenici per narcisi, siamo riusciti a mandarla veramente a quel paese. Spesso mi piacerebbe chiamarla, la politica, per convincerla a tornare nel nostro paese: “Pronto ciao, come stai? Io sto bene, anche se mi lacrimano spesso gli occhi per tutto il fumo gettato in questo scorcio di campagna elettorale. Però sai, fuori dalla cortina di fumo, c’è un paese che vuole cambiare, una classe dirigente che pensa a ricostituire la comunità prima di sbandierare programmi e promesse varie. C’è una visione del futuro che parte da lontano, da decenni di impegno costante. Il tempo sta cambiando e scorre inesorabile (a differenza del vento che viene e va n.d.r.), ci sono donne e uomini che costruiscono dialogo e dal dialogo, lo sai bene, può nascere di tutto. Certo ci sono anche i programmi e le promesse ma quelle non te le menziono che ne avrai già sentite tante. Ti promettiamo tutto il nostro impegno e tutta la nostra competenza. Ci manchi e ti vogliamo bene. Torna, non farti aspettare altri cinque anni. La nostra piccola Polis ti aspetta”.

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