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L’indifferenza è complice

Il 28 Ottobre a Predappio si è svolta una manifestazione, regolarmente autorizzata, in cui duemila nostalgici delle gesta (o come meglio diremmo noi “de valintizzi”) del duce e del suo partito, hanno ricordato la famosa marcia su Roma, avvenuta nello stesso giorno del 1922. Lo hanno fatto andando in giro a mimare serenamente il saluto romano, intonando “boia chi molla!” e mostrando con estremo orgoglio simboli e magliette da non riuscire a credere ai propri occhi.

A suscitare particolarmente scalpore poi è stata la maglia indossata dalla candidata sindaco delle ultime elezioni di Budrio, Selene Ticchi, esponente di Forza Nuova, sulla quale la scritta “Auschwitzland”, stilizzava il celebre simbolo della Walt Disney e associava la triste realtà dei campi di concentramento a quella dei parchi divertimento.

Non è mia intenzione, con queste righe, discutere della “marea nera” che ormai, sotto gli occhi di tutti, sta ricoprendo il mondo intero. Basti vedere l’ultimo schiaffo dato in faccia a quelle speranze di resistenza che il mio amico Emiliano, sempre tra le pagine di questo blog, aveva fatto emergere con forza qualche settimana fa. Lo schiaffo in questione ha un nome e un cognome, Jair Bolsonaro, il nuovo presidente del Brasile: dichiaratosi nostalgico del vecchio Reich e convinto omofobo, xenofobo, misogino e chi più ne ha più ne metta. Anche il Brasile ha scelto questa strada, Salvini gradisce e si complimenta. Avanti cosi.

Ma non voglio nemmeno parlare in queste righe del ruolo del nostro Governo che fintamente prova a discostarsi da quanto accaduto a Predappio. Fintamente perché il Prefetto stesso ha dichiarato che la scelta di autorizzare la manifestazione è stata presa in concerto con il Ministero dell’Interno e, ahimè, ha anche affermato che vietarla avrebbe comportato una compressione della libera manifestazione del pensiero consacrata nella nostra Costituzione (Si! L’ha dichiarato davvero); e fintamente perché nello stesso periodo, con il del Decreto Fiscale, lo stesso governo ha tentato di alleggerire la pressione del fisco con un bel taglio di 50 milioni alle pensioni in favore dei reduci di guerra e dei perseguitati politici e razziali dunque anche alle pensioni per le vittime delle vergognose leggi razziali. Grazie a Mattarella e al suo monito al Governo, si è poi fatto dietrofront.

Ciò che mi preme mettere in luce invece è che in Italia esistono due leggi che vietano e condannano l’apologia al fascismo: la legge Scelba del 1952 e la legge Mancino del 1993. In realtà, nella scorsa legislatura, fu proposta anche una nuova legge che avrebbe rafforzato l’attuale impianto normativo, tramite l’inserimento esplicito del reato di propaganda del regime nazi-fascista, e con la quale, dunque, si sarebbe vietata qualunque forma di propagandismo effettuato anche tramite immagini e gesti (tra i quali il saluto romano o la diffusione e la vendita di beni raffiguranti persone, immagini, o simboli riferiti ai regimi suddetti). L’approvazione si arenò con lo scioglimento delle Camere e non se n’è mai più parlato (casualmente, ci mancherebbe!). Tuttavia le leggi attualmente presenti nel nostro ordinamento consentono comunque di punire la propaganda nera, infatti la legge Scelba non prende di mira solo la riorganizzazione del disciolto partito fascista ma appunto anche chi “con la propria attività esalta esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni di carattere fascista”. La legge Mancino invece vieta la propaganda di idee fondate sull’odio e sulla superiorità razziale e quindi, senz’altro, anche azioni e gesti che inneggino al regime fascista. Entrambe le leggi, prevedono la reclusione (da cinque a dodici anni la prima, da sei mesi a quattro anni la seconda) per chi si renda reo di tali condotte rievocative.

Alla luce di quanto detto rimane pertanto un mistero irrisolto: l’indifferenza della Magistratura. Se i duemila partecipanti alla manifestazione di Predappio possono sfoggiare con sfrontatezza la scritta “Arrestateci tutti!”, è perché sanno che tanto nessuno si muoverà. Sanno che in Italia, al massimo, le manganellate se le prendono quelli che la legge la vogliono far rispettare ad esempio gli studenti che al Porto di Catania chiedevano pacificamente umanità nei confronti di povera gente, sequestrata su una nave. E poco importa se anche i partiti di estrema destra (compresa la Lega) si sono dissociati dalla condotta di Selene Ticchi, che Forza Nuova abbia provveduto a sospenderla, perché questo non basta. Non è sufficiente. È necessario che Selene Ticchi perda il sorriso che ha nella foto che ha fatto il giro dei giornali ricevendo un avviso di garanzia per apologia del fascismo; ed è necessario che questo succeda a tutti quanti lo facciano con disinvoltura e impudenza. Serve solo che non vi sia quell’indifferenza che rende complici. Servirebbe capire che la storia è passato ma diventa velocemente presente, che se dopo un terremoto non metti fondamenta solide meriti di restare sotto i calcinacci la volta successiva. Serve, semplicemente, che qualcuno faccia rispettare le leggi a tutti, anche a coloro i quali che non hanno capito che in Italia non è reato portare la pelle nera, ma la maglia.

Federico Santagati

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