L’Amministrazione ha deciso di tagliare con il passato. Pare che l’organizzazione delle feste medievali sia a forte rischio. Al di là delle beghe tra Rioni, ciò che caratterizza questa vicenda è l’atteggiamento d’ignavia da parte della giunta.
Ed io, molto sconcertato, chiesi:
“Maestro, cos’è questo frastuono?
e chi sono questi sofferenti?”.
E lui mi rispose: “In questa misera condizione
si dannano le anime tristi di coloro
che vissero senza lode e senza infamia.”
Ciò che ho sempre percepito, sia vivendolo all’interno del Rione (da parte lesa), sia provandolo all’interno del palazzo (da parte interessata), è stato l’atteggiamento di sufficienza nei confronti delle feste medievali. E’ considerata più una cortesia da parte del Comune, elargitore di denari, che un onore intriso di sentimento e tradizionalismo nei confronti dei Rioni e del paese tutto. “Volete fare la festa? Vi troviamo una somma in bilancio. Vediamo che si può fare. Però non litigate. Più di questo non possiamo fare. Eh no, mettetevi d’accordo. Siete prepotenti. Pagatevi i servizi aggiuntivi. In queste cose non vogliamo mettere bocca, organizzatevi voi. Trasmetteteci le date. Avete visto? Vi facciamo perfino la pubblicità. Siete voi quelli che ci guadagnate con le salsicce. A noi questo non interessa.“
Credo che così non si possa più andare avanti. Turismo a parte, dietro le beghe e l’ignavia ci sta un mondo d’emozioni e sentimenti che ha permesso ad intere generazioni di crescere, un mondo che non può essere dimenticato. Perché la festa non è soldi e salsicce. La festa è divertimento, sacrificio, sudore, sofferenza, soddisfazione, crescita umana e culturale; la festa è amicizia e amore sotto un allestimento in polistirolo, è una sbornia dopo una dura notte di lavoro, è la competizione di fare le cose meglio degli altri, è la consapevolezza di rappresentare anche chi non c’è più, è la voglia di far innamorare i turisti del proprio paese.
Questa è la vera tradizione. E’ questo il patrimonio comune. Su tutto questo si sta operando un taglio, diciamocelo chiaramente.
Nel canto III dell’Inferno gli ignavi erano costretti a girare nudi per l’eternità, punti e feriti da vespe e mosconi. Attenti alle punture d’insetto. Il palazzo ne sarà pieno.